Convivenze (non) scontate

La convivenza è un quotidiano esercizio di equilibrio. In questi giorni di reclusione forzata mantenere il giusto equilibrio comporta un notevole dispendio di energie. Parlare di reclusione poi non è corretto. Un recluso è una persona che sta in un cella a scontare una pena. La nostra casa è una cella? La mia bella casa può trasformarsi in una cella? Dipende tutto dagli equilibri.

Se cerchi di capire i tuoi figli finisci per scoprire te stesso

Che le mie bimbe non siano caratterialmente facili, chi mi legge, lo ha già capito. E' per questo motivo che siamo sempre alla ricerca di risposte. In questi giorni sto leggendo un'altro libro che parla di "Ipersensibilità". Argomento già trattato in passato in questo blog. Torno sull'argomento, perchè leggendo questo libro ho trovato descritto me stesso. La cosa mi ha un pò meravigliato. Come posso essere un ipersensibile io che sono spesso stato etichettato "lo stronzo" o "il bastardo". Ebbene l'ipersensibilità a milioni di sfaccettature. Diciamo che ogni ipersensibile è diverso, e non pensiate che siano solo persone amorevoli, caritatevoli e votate al bene supremo, o delicate e impressionabili. Gli ipersensibili sono persone che sentono, in modo molto amplificato, la realtà, anche quella nascosta. Infatti spesso ero criticato, perchè evidenziavo ciò che veniva tenuto nascosto. Alla critica rispondevo spesso con la frase "Non sono stronzo, sono realista".
Ecco cercando di capire mia figlia, ho scoperto, anzi abbiamo scoperto di essere una famiglia con una elevata propensione all'ipersensibilità. Tutti ovviamente in modo diverso.

Cosa comporta l'ipersensibilità nella convivenza

Per un ipersensibile convivere può essere facilissimo o difficilissimo. Vi faccio il mio esempio. Io ho un problema con tutti i rumori. Il mio udito è molto sensibile ai rumori, sia quelli impercettibili sia quelli più forti. Io sento costantemente tutto. Dal mio battito cardiaco, alla radio della vicina, alla telefonata della moglie, ai litigi delle bimbe, alle urla, anche se tutto avviene in contemporanea ed io sono chiuso in camera. Il mio cervello elabora costantemente i rumori. Per rumore intendo tutto ciò che non è armonico. Se ascolto un concerto in teatro becco sempre la stecca, il fuori tempo, anche se impercettibile dai più. Se ascolto un CD riconosco tutti gli strumenti, riesco a concentrarmi su un giro di basso separandolo da tutto il resto. Non riesco ad avere un ascolto passivo. Tutto quello che è armonico però non mi da fastidio. Per studiare ai tempi della scuola e dell'università alzavo lo stereo a volumi anche indecenti per riuscirmi ad isolare dai rumori e poter studiare. Usavo la musica per silenziare i rumori. Quindi tutto ciò che non è armonico o ritmato io non lo sopporto, mi irrita, mi da molto fastidio. Pensate quindi come posso stare in questi giorni dove devo lavorare da casa con tre bambine che dalle 7.00 alle 20.30, corrono, urlano, litigano, parlano, giocano, saltano, chiamano, chiedono, usano gli ultrasuoni, piangono, e tutto ciò senza pausa. Senza mai una pausa. Potete capire che la convivenza non è scontata.

Un circolo vizioso

Forse il nostro reale problema è proprio l'ipersensibilità. Ognuno di noi percepisce in modo amplificato rumori, odori, emozioni, tensioni, etc e si sovrastimola continuamente. I bambini spesso reagiscono con una iperattività a questa sovrastimolazione. Pensavamo fosse sufficiente creare un ambiente tranquillo, ma anche una candela può sovraeccitare un bambino ipersensibile. Il continuo muoversi della fiamma può risultare una iperstimolazione della vista. E poi entra in gioco la percezione. Quello che gli ipersensibili percepiscono. Se sono arrabbiato lo sanno e se non lo esprimo apertamente è peggio. L'incoerenza viene vissuta male. Sia la propria sia quella degli altri. Diciamo che in questi giorni di convivenza costante possiamo sperimentare e forse trovare un modo per stare bene tutti e 5 in casa, si perchè fuori non si può andare e fino adesso lo stare insieme all'aria aperta era il modo per stare tutti quanti bene.


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