SENTIRSI UN PORTIERE


In questo ultimo periodo mi sento un portiere (sportivamente parlando), un estremo difensore (da cosa poi?). Detta così questa affermazione non ha molto senso, cerco quindi di spiegarvi questa mia sensazione. In una squadra, sia questa di calcio, hockey, pallamano, pallanuoto, etc. ho sempre visto il portiere come il ruolo più indispensabile. Si può fare a meno dell'attaccante, del centrocampista, dell'ala, del difensore, ma il portiere serve sempre. Anche nelle partitelle con gli amici serve il portiere. Nessuno vuole farlo, ma qualcuno deve farlo. A me non è mai piaciuto fare il portiere perchè è noioso e poi ti arrivano delle gran pallonate o dischettate (a volte la preoccupazione maggiore era evitare di farsi male piuttosto che parere). Ecco in questo ultimo periodo cerco di evitare di farmi male (e fare male).

LA METAFORA DELLA SQUADRA

Ma di quale squadra sto parlando, beh della squadra famiglia. Ho sempre visto la famiglia come una squadra dove tutti collaborano per portarla alla vittoria (di cosa poi non l'ho ancora capito, ma la metafora sportiva mi è sempre piaciuta). Devo ammetterlo, a me piace fare il capitano. Quello che traina la squadra, quello che la fa vincere, quello da seguire. Però da quando sono papà, mi sono accorto che non sono capace a fare il capitano, quindi mi sono piano piano ridimensionato. Prima centrocampista, poi mediano, poi difensore, ed adesso mi sono accorto di essere arrivato in porta. Mi sento l'estremo difensore, quello che si prende un sacco colpi.

COLPI SI COLPI DA PARARE

I colpi di cui sto parlando sono ovviamente i problemi. I vari componenti della squadra sono in un periodo difficile, giocano con difficoltà, quindi l'estremo difensore si trova a fare gli straordinari per difendere la porta. Mi trovo spesso ad ascoltare, a ricevere domande, a consolare, a ragionare o far ragionare, a capire. Dopo tanti sbagli ho capito che non posso risolvere i problemi degli altri, ma è ascoltare è la cosa che più aiuta. Però quando vedi le persone che più ami soffrire, è difficile non cercare di trovare la soluzione a tutti i problemi.

DON CHISCIOTTE

Trovare la soluzione ai problemi degli altri è come il combattere contro i mulini a vento del Don Chisciotte. Un sfida inutile, una lotta contro qualcosa di irreale. Una grande illusione. Però mi ritrovo a prendere un sacco di colpi. Rilanciarli oltre la metà campo è come dare una soluzione inutile, perchè prima o poi di ritornano in porta, magari più forti di prima. Allora prendo i colpi e me li tengo. Ma iniziano ad essere troppi per riuscire a tenerli tutti. Potrei lasciarli entrare in porta, ma questo significa per me perdere. Perdere che cosa? Quale partita sto giocando? Cosa significa vincere e cosa perdere? E poi il portiere è così indispensabile? Tante domande e poche risposte. Forse è meglio che smetta di cercare le risposte, o forse è meglio che smetta di farmi domande. Forse è meglio che smetta.





Commenti

  1. Be', da come lo descrivi, deve essere un periodo davvero faticoso per te, mi spiace! Mi sa che quelle leggi valgono anche in casa nostra...o meglio, i miei figli le applicano perfettamente, al contrario delle regole che cerchiamo di dare noi adulti!

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  2. Ciao,
    è un periodo faticoso non solo per me, anche per mia moglie. Tra il lavoro e le bimbe che non danno tregua siamo alla frutta. Ci servirebbe una bella vacanza, ma dobbiamo aspettare ancora qualche mese....Sigh!
    Un saluto e tanti auguri di Buon 2019!!
    Lorenzo

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  3. Spesso dico ai miei bimbi che siamo una squadra, ma non sempre riescono a giocare a questo gioco. Ci sono spesso liti, tra di loro. Sono bambini, si amano alla follia, ma come si abbracciano e si dichiarano amore reciproco, eccoli li che litigano per lo stesso gioco.
    E noi genitori ci dobbiamo armare di santa pazienza… Proprio vero: il mestiere di genitore è davvero difficile!

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  4. Concordo su quanto scrivi. Credo che per essere genitore non ci sia un libretto delle istruzioni, e nemmeno un manuale da 1000 volumi. Tanta pazienza sicuramente, e cosa molto importante tanta lucidità. Temo che la stanchezza accumulata ormai da anni offusca la lucidità e con lei la pazienza. Ci sono momenti che sei "up" e momenti che se "down". Una cosa però sto imparando. Che tutti i momenti vanno bene così come sono. Forse il segreto è non conoscere e pianificare la strada da percorrere, ma vivere il tratto di strada che si sta percorrendo oggi.
    Un saluto
    Lorenzo

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